I
nuovi Bosani scrivono ai Bosani
Prima
di tutto ci presentiamo. Siamo i forestieri di Bosa, veniamo dalle
località più varie, Inghilterra, Svizzera, Belgio, Moldavia,
Svezia, Germania e siamo parecchi. Il nostro legame con Bosa nasce da
situazioni diverse: c’è chi è residente, chi ha la seconda casa,
chi si trova qui per lavoro, chi è in pensione o chi ha scelto di
farvi crescere i propri figli. Ma la cosa principale che ci unisce è
il nostro incontro con Bosa, con la sua natura incontaminata che la
circonda, con la sua gente e le loro tradizioni. E' questo il motivo
che ci ha portato a investire qui. Nessuno di noi avrebbe scelto di
vivere in un posto ad alta densità turistica.
Oggi
a Bosa si torna a parlare di “sviluppare” la costa. Si capisce, è
una risorsa che fa gola. Ma usare l'ipotetica futura legge sul golf
come cuneo per spalancare le porte all’edilizia è un trucco
vecchio, che noi credevamo da tempo superato. Costruire campi da golf
in ambienti siccitosi – come la Sardegna – è un evidente
controsenso. Costruire un campo da golf a Tentizzos in un ambiente
protetto di alto valore storico e ambientale, gioiello della natura
che tutti nei dintorni ci invidiano, sarebbe molto più che un
controsenso, sarebbe piuttosto un crimine contro la specificità di
Bosa, la sua natura, la sua storia, la sua cultura e, soprattutto,
contro il suo futuro.
Oggi
i modelli sono altri e Bosa parte avvantaggiata. Ma per fare questo è
fondamentale poter contare sulla lungimiranza di tutti nel gestire in
modo sostenibile i beni che si hanno a disposizione.
Chi
prende abbagli, sotto forma di “finti” posti di lavoro per mq. di
cemento, si troverà scippato del proprio presente e del futuro dei
suoi figli.
Se
Bosa sceglie la strada del turismo “artificiale” – quello dei
grandi alberghi, dei campi da golf e della pressione immobiliare
sulle coste, molte persone smetteranno di venire a Bosa e molti di
noi decideranno di lasciarla. Più importante di questo è che i
Bosani stessi avranno perso qualcosa di infinitamente più prezioso:
un territorio autentico, una campagna fertile e accessibile, non
troppo rovinata dalla speculazione edilizia e quella costa ancora
intatta che – proprio per la sua unicità – è il più importante
biglietto da visita che la città di Bosa possa mai offrire al mondo
esterno.
L’Italia
e il suo incantevole paesaggio sono devastati dal cemento. E per che
cosa? Per scoprire che nel modello di sviluppo turistico da inseguire
in questo secolo il cemento non serve più. Che piuttosto che volare
tre ore per raggiungere il sole di questo paese, un turista
nordeuropeo è disposto a volarne qualcuna di più per raggiungere
altre località dove tutto costa meno, il sole splende in modo
altrettanto potente e il paesaggio è autentico quanto quello
dell’Italia che fu. Basta guardare verso la Spagna, un altro
esempio di “sviluppo turistico” che ha distrutto
irrimediabilmente le coste e lasciato il paese e la gente rovinati e
abbandonati.
Riportare
il centro storico al meglio della sua rara bellezza, salvaguardare
l’integrità ambientale dei suoi litorali (anche correggendo le
storture di questi ultimi dieci anni), migliorare i trasporti
pubblici e privati dai punti di accesso principali come porti e
aeroporti, professionalizzare e coordinare il sistema turistico
esistente per presentare al mercato un’offerta più organica e
articolata, Abbattere i costi attraverso la destagionalizzazione,
aprire strade sterrate nelle campagne per camminare, andare in
bicicletta o a cavallo, continuare a coltivare la terra in maniera
mirata e sostenibile per creare prodotti di alta qualità da
distribuire in tutto il mondo: sono alcune delle cose che possono
fare di Bosa un polo verde unico in Sardegna, una destinazione dove
le attrattive turistiche vengono sviluppate in armonia con lo storico
diritto locale di tramandare ai figli un paese bello, sano e
produttivo, evitando le disastrose scelte altrui che mai come oggi si
rivelano per quello che sono. Insomma, una città di cui andare
fieri.
Eddy
Luyckx, uno dei forestieri, belga a Bosa, nuovo Bosano
Condivido dalla prima all'ultima parola. Ci vuole piu' coraggio a salvaguardare la propria identita' che a lasciarsi abbindolare da megaprogetti lontani anni luce dal nostro territorio ma soprattutto senza grande futuro. Quanto allo sviluppo le idee ci sono; Bosa ha tante risorse da giocare (un centro storico da rivalutare, per esempio). Basta crederci!
RispondiEliminaI Nuovi Bosani. Mi piacciono molto. Moltiplicatevi.
RispondiEliminaSilvia